I divieti internazionali alla sigaretta elettronica: falsita o pericolo reale?

By | September 2, 2013

Nel 2009 la Food and Drug Administration, un autorevole ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti per l’alimentazione e dei farmaci, metteva in guardia il pubblico e le amministrazioni nazionali sulla presunta presenza nella sigaretta elettronica di sostanze tossiche e nocive, portando alcuni paesi come Paraguay e Brasile a vietarne il commercio.

In particolare nello studio, si faceva riferimento ad un quantitativo pericolo di nitrosammine e dietilenglicole, contenuto nei vapori prodotti dalle svapate.
Le nitrosammine sono sostanze cancerogene, che nella sigaretta elettronica (ma non nel fumo prodotto da essa) sono contenute in quantitativi 1400 volte inferiori a quelli ritrovati nelle sigarette, e circa equivalenti a quelli ritrovati nelle gomme e nei cerotti alla nicotina, oltre che largamente inferiori ai quantitativi misurati nei salumi e nei formaggi presenti nella normale alimentazione quotidiana.
L’altra sostanza potenzialmente tossica contenuta nella sigaretta elettronica, sarebbe invece il glicole dietilenico, detto anche dietilenglicole: una sostanza tossica se ingerita, ma innocua se inalata, e pertanto utilizzata in sicurezza nella lavorazione del tabacco. Come se questo non fosse gia sufficiente la logica considerazione che e assai piu probabile ritrovarlo in dosi maggiori nel fumo delle normali sigarette e dei sigari, ma che questo non ne ha mai impedito la commercializzazione, e importante sottolineare che lo studio clinico effettuato dalla FDA, indicava che il glicole dietilenico era stato ritrovato in minime tracce in una sola singola sigaretta elettronica fra tutte quelle analizzate, peraltro quella di qualita piu economica. E’ ragionevole dunque supporre che si trattasse semplicemente di una contaminazione casuale, provocata appunto da un inquinamento dovuto alla presenza di sottoprodotti della lavorazione del tabacco nella cartuccia di nicotina.
Per rivalersi dei danni subiti da questa campagna mediatica infamante, basata su elementi quantomeno fallaci, in taluni casi perfino inaccettabili anche da un punto di vista scientifico o statistico, diverse case produttrici di sigaretta elettronica hanno citato in giudizio la FDA, che e stata costretta a pagare loro un lauto risarcimento quando queste hanno vinto la causa. Non si tratta quindi dell’opinione di singoli individui, bensi del giudizio di un tribunale che ne decreta le accuse come infondate, gettando discredito sull’autorevolezza di questo importante ente.

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